Tumore alla prostata: la PET-PSMA per l'identificazione precoce delle recidive
La PET-PSMA è una nuova arma per identificare precocemente la ripresa del tumore alla prostata dopo una iniziale apparente guarigione.
Ogni anno sono 36.000 i nuovi casi di tumore alla prostata in Italia; 6.000 pazienti vengono curati con la prostatectomia radicale ed altrettanti ricevono una radioterapia. Queste terapie sono di solito inizialmente molto efficaci. In più dell’80% dei casi si assiste a una completa remissione della malattia, testimoniata dal fatto che il PSA ( il marcatore diagnostico ) si abbassa a valori che sono prossimi allo zero. Tuttavia dopo un periodo di guarigione apparente, che può durare anche anni, nel 30-40% dei pazienti il PSA ritorna a crescere in modo progressivo e costante, dapprima molto lentamente, poi in modo sempre più rapido.
La risalita del PSA indica in modo inequivocabile che è in atto una ripresa della malattia. La malattia può ripartire nella stessa sede in cui si trovava la prostata ( nel caso sia stato fatto l’intervento ) oppure in altri organi distanti dalla prostata. In quest’ultimo caso si parla di metastasi.
Poiché inizialmente si tratta sempre di una malattia presente solo a livello microscopico ( e quindi di volume molto piccolo ), strumenti diagnostici convenzionali come la scintigrafia ossea, la TAC o la risonanza magnetica sono totalmente inefficaci nel localizzarla.
L’introduzione in tempi relativamente recenti della PET-TAC, un esame che combina i vantaggi della TAC nell’individuare con precisione la sede della malattia nel corpo umano con quelle della tomografia ad emissione di positroni ( PET ), che invece è in grado di localizzare tumori anche molto piccoli attraverso l’identificazione di sostanze specifiche da loro prodotte, sembrava aver risolto questo problema.
Tuttavia, la PET-TAC, che utilizza la colina, una sostanza molto specifica per le cellule di tumore alla prostata, si è recentemente rivelata molto imprecisa.
I pazienti che hanno un PSA in crescita dopo una iniziale terapia che sembrava essere stata efficace vivono in uno stato di ansia perché sanno di essere nuovamente malati, ma nello stesso tempo non possono ricevere cure efficaci sino a quando la malattia non diventerà visibile.
Recentemente è stata messa a punto una PET-TAC innovativa per il tumore alla prostata: essa utilizza una nuova sostanza chiamata PSMA, in sostituzione della colina, che è in grado di riconoscere con estrema precisione anche piccole aree di tumore alla prostata.
La PET-PSMA ha dimostrato evidenti vantaggi rispetto alla PET-colina nell’identificare una ripresa di malattia prostatica e localizzarne la sede precisa.
Si tratta di un esame che al momento trova la sua indicazione in quei casi in cui, dopo un trattamento iniziale della malattia, si assiste nuovamente a un aumento progressivo del PSA, segno inequivocabile di una ripresa della malattia che può non dare segno di sé per molto tempo e che spesso non riesce a essere neanche identificata dalla PET con colina.
La nuova PET-TAC utilizza come tracciante una sostanza radioattiva a base di Gallio in grado di legarsi al PSMA, una proteina che si trova in grandi quantità nei tumori della prostata.
Gli studi preliminari hanno evidenziato che la PET-PSMA è in grado di identificare la recidiva di malattia in fasi molto precoci, risultando pertanto utile anche in presenza di valori di PSA ancora molto bassi, cioè nelle fasi iniziali della ripresa di malattia.
Nonostante la maggior parte dei tumori alla prostata possa oggi essere curata in modo efficace con l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale o con la radioterapia, si stima che in un 30-40% vi sia una ripresa della malattia, documentata da una risalita progressiva e costante dei valori di PSA.
La PET-PSMA è particolarmente utile nei pazienti con sospetta recidiva di tumore alla prostata, per i quali una corretta identificazione della sede di malattia sia in grado di influenzare la scelta terapeutica. Tra questi si annoverano i pazienti con crescita del PSA dopo una precedente radioterapia, dove la capacità di confermare la presenza di malattia esclusivamente nella prostata è il presupposto per poter prendere in considerazione un intervento di prostatectomia radicale di salvataggio.
La PET-PSMA si profila altresì come uno strumento molto utile per il radioterapista. Quando si assiste a un aumento del PSA dopo una precedente chirurgia, una informazione precisa sulla sede di malattia fornita da PET-PSMA, diventa di fondamentale importanza per un impiego più razionale e mirato della radioterapia. ( Xagena_2016 )
Fonte: Ospedale Molinette di Torino, 2016
Xagena_Medicina_2016