Cancro alla prostata localizzato, il ritardo nella radioterapia peggiora gli esiti
E' stata effettuata una metanalisi dei dati di singoli pazienti di due sperimentazioni randomizzate.
Un totale di 1.065 pazienti con cancro alla prostata localizzato sottoposti a radioterapia hanno ricevuto terapia di deprivazione androgenica ( ADT ) nel setting neoadiuvante / concomitante ( n=531 ) o nel setting adiuvante (n=534).
Il follow-up mediano è stato di 14.9 anni.
La sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) è migliorata significativamente nel gruppo sottoposto a terapia adiuvante: PFS a 15 anni, 29% versus 36%; hazard ratio, HR=1.25 ( P=0.01 ).
La terapia neoadiuvante, rispetto alla terapia adiuvante, è risultata correllata a un rischio maggiore di: fallimento biochimico, 43% vs 33%; HR sottodistribuzione=1.37 ( P=0.002 ); metastasi a distanza, 18% vs 12%; HR sottodistribuzione=1.40 ( P=0.04 ).
La sopravvivenza libera da metastasi è migliorata significativamente nel gruppo sottoposto a terapia adiuvante: HR=1.17 ( P=0.050 ).
Non sono state riscontrate differenze tra i gruppi in termini di tossicità gastrointestinale ( 2% vs 3%; P=0.33 ) o di tossicità genitourinaria ( 5% vs 5%; P=0.76 ) tardive di grado 3 o maggiore.
Nei pazienti con cancro alla prostata localizzato sottoposti a radioterapia, la terapia di deprivazione androgenica adiuvante è risultata associata a una sopravvivenza migliore rispetto alla terapia ADT neoadiuvante, senza aumenti della tossicità a lungo termine.
Dallo studio è emerso che ritardare l’avvio della radioterapia per consentire il ricevimento di terapia di deprivazione androgenica neoadiuvante non è necessario e non riduce la tossicità a lungo termine. ( Xagena_2020 )
Fonte: Journal of Clinical Oncology, 2020
Xagena_Medicina_2020