Cancro alla prostata: nei pazienti in stadio avanzato con metastasi Enzalutamide può allungare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita
L’Agenzia Italiana del Farmaco ( AIFA ) ha autorizzato in Italia l’impiego di un nuovo farmaco per il trattamento del carcinoma alla prostata in fase avanzata che non risponde ai trattamenti farmacologici standard e alla chemioterapia.
Si tratta di Enzalutamide ( Xtandi ), un agente ormonale che si assume per via orale e che va a bloccare in modo selettivo il recettore degli androgeni, su cui agisce il testosterone.
< br> In Italia, ogni anno in Italia, il tumore alla prostata colpisce oltre quarantaduemila uomini ( prevalentemente di età superiore ai 70 anni ), causando quasi ottomila decessi.
Grazie alle nuove terapie e a tecniche diagnostiche precoci, il tasso di sopravvivenza a cinque anni si avvicina al 90%.
Tuttavia, quasi il 40% dei pazienti sviluppa metastasi, e di questi un numero elevato non risponde al trattamento di deprivazione androgenica, cioè alla castrazione.
Circa il 10-20% dei pazienti viene diagnosticato nella fase già avanzata della malattia: dipende in parte dalla natura del tumore, le cui alterazioni, nella parte più esterna della ghiandola prostatica, non danno segni della patologia se non quando il tumore è molto cresciuto, e in parte dalla carenza di indagini diagnostiche.
Anche nel trattamento della forma metastatica resistente alla castrazione si stanno però aprendo nuove prospettive terapeutiche basate su farmaci non solo chemioterapici e che rispettano, anche e soprattutto, la qualità di vita dei pazienti.
Per i pazienti affetti da malattia più aggressiva e con metastasi alla diagnosi, sono di particolare indicazione gli antiandrogeni, che inibiscono cioè la recezione del testosterone.
La terapia ormonale è uno dei cardini del trattamento farmacologico del cancro alla prostata, e fa leva sul ruolo che gli androgeni, in particolare il testosterone, hanno nella crescita, nello sviluppo e nella proliferazione del tumore alla prostata.
Il recettore degli androgeni è il principale responsabile dell’aggressività della neoplasia.
Il testosterone si lega al recettore per gli androgeni, e successivamente il complesso testosterone-recettore migra nel nucleo delle cellule, si lega al DNA e lo stimola a sintetizzare le proteine responsabili della crescita tumorale.
Enzalutamide annulla la funzione stimolante del recettore agendo a più livelli: inibisce il legame recettore-testosterone, inibisce la traslocazione del segnale dal citoplasma all’interno del nucleo e, infine, inibisce la stimolazione del DNA a opera del recettore e del suo ligando.
Gli studi hanno dimostrato che Enzalutamide è in grado di contrastare la crescita del tumore e delle metastasi, aumentando la sopravvivenza globale fino a 5 mesi, migliorando nel contempo in modo significativo la qualità di vita.
Nei pazienti con metastasi ossee, a forte rischio di complicanze scheletriche come fratture e compressioni del midollo spinale, Enzalutamide ha prodotto una significativa riduzione del rischio di sviluppare tali eventi.
Enzalutamide non produce effetti collaterali per le patologie cardiovascolari, né favorisce il loro sviluppo.
Il tumore alla prostata è una neoplasia tipica dell’età più avanzata.
Dalle autopsie, condotte in soggetti deceduti sopra gli ottant’anni per altre cause, hanno rivelato la presenza di focolai tumorali prostatici; questo indica che la ghiandola prostatica è un organo molto incline alla trasformazione neoplastica a causa dell’invecchiamento.
Il tumore alla prostata si manifesta con difficoltà a urinare e sangue nelle urine, quasi sempre quando è già in fase avanzata.
Il primo fattore di rischio è dunque l’invecchiamento, seguito dalla dieta troppo ricca di grassi e dalla scarsa attività fisica.
Un 5-10% dei tumori prostatici è genetico-ereditario.( Xagena_2015 )
Fonte: Astellas, 2015
Xagena_Medicina_2015